Nov 7, 2013 - Senza categoria    4 Comments

Spolverando (parole dimenticate 3)

Preda e cacciatore

E pensare che il computer le era sempre sembrato un oggetto di cui diffidare: per la sua capacità di mangiarsi i capitoli della tesi quando meno te lo aspettavi, per quella efficienza che mai lei avrebbe avuto… Adesso, nonostante fosse incollata ad un video tutto il giorno, Carla era sempre felice di sentire lo sfrigolio del monitor all’avvio, il ronfare continuo della macchina al lavoro… e questo piacere acquistava sfumature diverse e private la sera, quando poteva ticchettare sui tasti per suo esclusivo divertimento.

Aveva scoperto l’immensa e variegata comunità virtuale, fatta di forum, di stanze, di chat e la sua vita si era popolata di numerose presenze virtuali l’unica cosa che proprio non le riusciva era scrivere un blog: racconti, poesie, sfoghi e il fedelissimo diario restavano solo e sempre su carta, accessibili a lei sola. Aprire la sua mente e il suo cuore erano un gesto, quasi rituale, che aveva compiuto poche volte, con pochissime persone; un regalo, un azzardo che si concedeva quando incontrava qualcuno da cui voleva veramente farsi conoscere. Chissà, forse era arrivato di nuovo il momento.

Carla, da qualche settimana, incontrava regolarmente un uomo… Beh, incontrare magari non è proprio il verbo esatto, visto che si sono erano conosciuti in chat, ma Carla non riesce a fare a meno di pensare che si fossero incontrate le loro anime. Lui non le aveva chiesto una fotografia, né una descrizione fisica, non sembrava interessato a queste cose; invece, l’aveva bombardata di domande sul suo lavoro, sugli interessi, la musica, i libri – i suoi amati libri. E dopo alcune “conoscenze” che chiedevano solo sesso virtuale non le era sembrato vero di potere parlare degli argomenti che più le stavano a cuore, o anche semplicemente di come avevano trascorso la giornata.

E oggi… oggi si incontreranno. Carla è emozionata, ovviamente; nevrastenica, quasi; la scelta dell’abito è un tormento. Nessuno che la soddisfi: troppo elegante, troppo sportivo, troppo smorto, troppo… Calma! Deve restare calma; deve fare buona impressione, in fondo non può mica nascondersi dietro la rosa rossa che lui – Dario – le ha chiesto di portare per farsi riconoscere! Però… banale questa scelta del fiore, non può fare a meno di avvertire una fitta di delusione. E’ stata una proposta di lui e Carla si consola pensando che, in fondo, qualunque segno sarebbe stato altrettanto insulso: una specie di etichetta per aiutare due goffi sconosciuti ad incontrarsi… Ma basta, adesso, divagare, deve sbrigarsi.

Anche Dario si sta preparando. Controlla nello specchio la sua immagine, ma non trema di emozione. La rosa è davanti a lui, ne è molto compiaciuto; la rosa rossa fa leva sul lato romantico delle donne, anche parlare, parlare, parlare, e accarezzarle con le parole…. Lo sa molto bene perché, ormai, ha perso il conto degli incontri che ha avuto in questo modo. Non c’è nessun tremito in lui perché questo è un momento delicato, non può distrarsi, non può sbagliare. In chat puoi svicolare all’improvviso, inventando uno squillo alla porta, o un telefono che suona, ma oggi si incontreranno di persona. Non ha chiesto la sua fotografia perché questo le tranquillizza, dà l’impressione che lui voglia davvero incontrare le loro anime, ma Dario ha messo a punto un rituale preciso, che gli consente, non visto, di spiare l’arrivo delle sue conquiste. Arrivano sempre sbandierando la loro rosa rossa, si offrono a lui nella loro incertezza e imbarazzo, e lui le scruta e valuta prima di farsi avanti. SE, si farà avanti.

Anche lei, adesso, sta controllando per l’ultima volta la sua immagine; lo specchio, ripetitivo, le rimanda uno sguardo tra lo spazientito e l’ironico: occhi neri, capelli neri lisci, 1,65 di altezza, 60kg… I numeri parlano e, nello stesso tempo, non dicono niente: tacciono dell’incarnato pallido ma luminoso, delle lentiggini che rendono ancora più giovane il suo viso, del sorriso caldo che è una delle sue più belle caratteristiche. Pazienza! Lui non ha chiesto e sarà tutta una sorpresa; in fondo, si dice Carla, nemmeno lei ha voluto indagare e non conosce nessun indizio. E’ ora di scoprire e di scoprirsi.

Arriva con largo anticipo e comincia il suo gioco; scruta il via vai degli avventori del bar: dalla sua posizione riesce a vedere sia la strada, sia i tavolini all’aperto: alcune coppie, una famiglia di turisti, un uomo brizzolato che fuma e tiene un giornale chiuso sul tavolino… Funziona sempre, pensa Dario: la rosa nascosta nel giornale gli permette di guardarsi intorno. Oggi c’è traffico, è l’ora dell’aperitivo, la giornata è tiepida. Diverse ragazze hanno girato l’angolo, ma nessuna con la rosa. C’è solo quella piccoletta, ferma sull’altro lato della strada, intenta a scrivere un messaggio sul cellulare: anonima, infagottata in una giacca nera e in un paio di blue jeans.

Carla ha notato che l’uomo brizzolato continua a guardare nella sua direzione, spia l’orologio, immobile come una sentinella. Ogni tanto estrae il cellulare per riempirsi il tempo e le mani; i suoi occhi l’hanno sfiorata con ostentata indifferenza. Lei ha notato uno strano gonfiore sotto il giornale. Si dice: cominciamo! Apre la borsetta, estrae la rosa e se l’appunta la bavero. Pi si incammina decisa verso i tavolini; l’aria tiepida sembra di fuoco sulle sue guance. Ed ecco, con sincronismo perfetto, dopo avere lanciato un’occhiata al bavero della sua giacca, lui si alza portando il cellulare all’orecchio: – Sì, non c’è problema, ti raggiungo subito – e libera il tavolino. Si incrociano, Carla prende posto in una sedia libera, riesce a sentire la scia di profumo misto a tabacco lasciata da lui.

Dario si allontana: anche questa volta ha funzionato. Dovrà cambiare nick; magari piattaforma e chat; mettersi di nuovo in ricerca. Questa volta non era di suo gradimento.

Lei ordina un bicchiere di vino bianco; guarda il cielo sfumarsi di rosa, guarda i piccioni sul campanile della chiesa. Sfila la rosa dal bavero: andrà a fare compagnia alle altre… Come diceva sua nonna ? Non c’è due senza tre… Già: non c’è rosa senza spine…

(Rileggendo questo racconto, che è rimasto chiuso in un file quasi otto anni, mi accorgo di quante cose siano cambiate nel mondo virtuale. Non ho aggiunto nulla, infatti non sono citati i social network. Non ho cambiato niente… perchè secondo me, l’essenziale, non è cambiato:-)

 

 

Spolverando (parole dimenticate 3)ultima modifica: 2013-11-07T09:48:50+01:00da gea.71
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4 Commenti

  • bellissimo e scrittobene il racconto e concordo con te, l’essenziale non è cambiato….

  • molto bello, davvero. Intenso, fa vivere le emozioni della protagonista e fa odiare quel bastardo. Mi resta l’immagine sconsolata di Carla che sorseggia quel vino bianco fresco e i suoi pensieri che vagano in mille direzioni e una sola. Di nuovo sola. Brava.

  • quel bicchiere di vino bianco fresco ha consolato anche me dopo la vigliaccata di quel miserabile essere reale.Racconto coinvolgente. Brava Gea. Un abbraccio dalla nebbiolina italiana di novembre. robi

  • già, l’essenziale difficilmente cambia. Sono solo i dettagli, a volte quelli insignificanti, a modificarsi nel tempo. Riguardo al fatto che bontà si accomuna d ingenuità sono dello stesso parere ma non mi cambierei per nulla al mondo con qualcuno che magari non sa piangere davanti ad un bel film! Buon inizio settimana :-)mandi