Mar 27, 2011 - Senza categoria    5 Comments

Bella domanda…

Perchè mangiamo gli animali? Bella domanda. Ho letto da poco un libro che tratta questo argomento, ma inizia con una parte – bellissima – sulla nonna dell’autore, sulla sua fissazione per il cibo – che fosse abbastanza, abbastanza nutriente, abbondante, ripetutamente ingurgitato – la preoccupazione che i nipoti non perdessero peso, ma lo acquistassero… Leggendo si capisce anche il motivo di questa perenne preoccupazione. Mi ha colpito e commosso ritrovare i pensieri e le “fisse”di mia nonna, donna della stessa generazione, passata attraverso la seconda guerra mondiale: altra nazionalità, altra religione – mia nonna non ha dovuto fuggire dalla sua terra perchè ebrea, ma sofferenze simili

“… perchè non le dicevamo nulla quando ci raccontava che il cibo scuro è intrinsecamente più buono del cibo chiaro o che la maggior parte delle sostanze nutritive si trova nella pelle o nella crosta? … Lei ci insegnava che gli animali più grandi di noi ci facevano molto bene, gli animali più piccoli di noi ci facevano bene, i pesci (che non sono animali) erano accettabili, poi veniva il tonno (che non è un pesce), quindi la verdura, la frutta, le torte, i biscotti e le bibite. Non esistono cibi che fanno male. I grassi sono sani: tutti i grassi, sempre, in qualsiasi quantità. Gli zuccheri sono sanissimi. Più un bambino è grasso, più è sano, sopratutto se è un maschio. Il pranzo non è un pasto, sono tre pasti, da consumarsi alle undici, a mezzogiorno, alle tre. Stiamo sempre morendo di fame” Jonathan Safran Foer, Se niente importa, Guanda edizioni 2010 – pag. 12

Mi sono venute in mente le colazioni della domenica, quando io e mia sorella dormivamo da mia nonna, e lei ci preparava biscotti e cioccolato in tazza: biscotti gialli di uova e cioccolato in cui aveva stemperato un uovo e una noce di burro “Così c’è della sostanza”… e a Messa, alle dieci del mattino mi si chiudevano gli occhi per il sonno! Dovevamo crescere e “fare le gambe grosse” e in questo ci avrebbero aiutato grassi brodi di gallina, enormi bistecche e pane… tanto pane “che non si mangia di sgabezzo” (cioè non si può mangiare qualcosa senza accompagnarlo, appunto, col pane)… Ora, il libro in questione parla di altro, soprattutto delle brutture degli allevamenti industriali, da cui provengono le carni che noi compriamo e mangiamo. La parte iniziale, scritta con un brio ironico che si mantiene per tutto lo scritto, mi ha irretito con questi ricordi; mi ha fatto pensare che il cibo, davvero, racconta la storia delle persone, delle culture, delle famiglie e addirittura di un popolo. Il cibo è cultura; e, a maggior ragione, è un modo per rapportarsi col mondo.

Il cibo, – nella fattispecie la carne , e non ci avevo mai pensato a fondo- non sbuca dal nulla sulla mia tavola, nella mia cucina. Questo libro parla anche del rapporto che vogliamo avere con il cibo, e di come mangiare, in fondo, sia qualcosa di più che semplicemente nutrirsi: mangiare vuol dire ambiente, inquinamento, onestà intellettuale, capitalismo e assuefazione, informarsi e rifiutare… e potrei andare avanti… e tutto questo l’ho scoperto tra queste pagine. Mi ha affascinato il punto di vista di un vegetariano che ha fatto questa scelta non perchè ama la verdura, e non solo perchè ama gli animali…

Bella domanda…ultima modifica: 2011-03-27T21:09:00+02:00da gea.71
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5 Commenti

  • E’ interessante ^_^ Specie perché, quando cerco di affrontare un discorso costruttivo coi vegetariani che conosco, si finisce con una esplosione di frasi fatte e concetti astratti che non stanno in piedi neppure con un piedistallo (tipo: Tu non puoi capire perché sei “carnivoro”!).

  • Il tuo post apre a così tante riflessioni… la prima che mi viene in mente è che il nostro istinto primordiale di divorare ciò che ci capita a tiro (istinto che risale a quando il cibo era scarso e bisognava fare le riserve, istinto comune a tutti gli animali) non ha fatto in tempo ad adeguarsi alla nuova situazione dell’umanità, parlo dell’umanità privilegiata, dove la medicina ha saputo indicare cosa fa bene e cosa fa male, dove la moda ha decretato che i mangioni sono i poveri mentre fino all’Ottocento erano i ricchi. E via discorrendo. Sicuramente la moderazione è una virtù, a tavola, nelle relazioni umane… un po’ meno in plitica , di questi tempi! 🙂 Un caro saluto (m)

  • Un piccolo ramo d’ulivo
    portato con gioia leggera,
    come una bandiera,
    da un bimbo innocente,
    è la più bella preghiera di pace.

    Buona domenica delle Palme.
    Ciao da Giuseppe.

  • Un piccolo ramo d’ulivo
    portato con gioia leggera,
    come una bandiera,
    da un bimbo innocente,
    è la più bella preghiera di pace.

    Buona domenica delle Palme.
    Ciao da Giuseppe.

  • Ciao ML, un saluto domenicale di uno “di passaggio” (m)