Mag 19, 2012 - Sogni e nostalgie    2 Comments

Spolverando 2… Parole cestinate

Il dono

In un giorno qualunque, senza preavviso o intenzione, Ester e Carlo si incontrarono di nuovo.
Mentre Ester vagava tra le corsie dell’ampia libreria – dieci minuti rubati all’attesa del treno verso casa – Carlo emerse dalla porta scorrevole: per un momento il caos rumoroso della strada superò la vetrata, per poi ritrarsi. Ester si voltò, e se lo trovò davanti, a chiudere il passaggio sicuro verso l’uscita. Un attimo, poi il lampo di riconoscimento negli occhi di lui le impedirono di girarsi di scatto ed andarsene.
Era già successo, o meglio aveva già corso il rischio di incontri analoghi; quanti anni erano ormai passati dal periodo sognante e tormentato del loro amore? Ester non aveva voglia di contarli; ma le era già capitato di poterlo incrociare, salutare – impossibile evitarlo del tutto nella loro piccola cittadina – almeno nei periodi in cui Carlo rientrava dai suoi viaggi di lavoro e di studio… ma sempre Ester era riuscita  a nascondersi. A scappare. Per non ritrovarsi nuda e indifesa di fronte al suo sguardo – o forse a se stessa – travolta dai ricordi e dai rimpianti.
Un attimo e le mani si strinsero, le frasi di circostanza presero a scorrere, mentre nelle orecchie di Ester un rombo prepotente le ricordava i battiti impazziti del suo cuore.
Senza sapere come, si ritrovò seduta al tavolo di un caffè. Guardava Carlo rigirare pensoso tra le dita la tazzina ormai vuota, lo ascoltava raccontare del suo lavoro, della nuova ricerca… minuzie innocue, senza rischio di compromettersi, di scendere sul personale. Ma in realtà Ester non era sicura di seguire il filo dei pensieri, non riusciva a concentrarsi, perché altre parole stavano prendendo forma nella sua mente …
_  Non importa, amore mio, non importa – avrebbe voluto dirgli – se gli anni sono passati e hanno portato via la nostra bellezza… Immagino come possa irritarti la calvizie; ma non importa, perché tu sei ancora altero e diritto nel portamento fiero che mi conquistò allora. Il tuo passo ha ancora quella scioltezza elegante e pacata che riconoscevo ovunque, per quanta folla potesse esserci intorno a noi. L’ho visto mentre ti avvicinavi.
La stretta di mano salda; il tuo modo di parlare e raccontare le cose: questi anni ti hanno arricchito, perciò non importa se i tuoi begli occhi dorati mi scrutano dietro un paio di lenti; il tuo modo di strizzarli per la stanchezza è rimasto, l’ho notato in libreria, quando mi hai guardato prima ancora di riconoscermi.
I tuoi interessi, il tuo modo di raccontare sono sempre qui, ne sono sicura; puoi parlarmi ancora per ore e ore: di cinema., libri, filosofia, musica, di niente, se vuoi… Quanti argomenti riuscivamo a toccare in quei lontani pomeriggi, nelle ore troppo veloci a danzarsene via?
Non importa, amore mio, non importa se mi aspettano a casa, se sto perdendo il treno, se non ci parleremo mai più, non importa: questo è un momento solo per noi. Solo per me, forse. –

Spolverando 2… Parole cestinateultima modifica: 2012-05-19T23:02:00+02:00da gea.71
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2 Commenti

  • ciao Gea,
    conosco un “Carlo” che avrebbe le reazioni silenziose e pensanti di Ester, quelle che hai raccontato, stupendamente, con dei passaggi che non si possono solo inventare o immaginare….. robi

  • Mi piace pensare che il “momento” fosse per entrambi. Si, mi piace pensarlo. Per una volta, voglio che il bicchiere sia mezzo pieno…per loro due ed anche per me. 🙂 Un abbraccio. Gas

    P.S. Sto inesorabilmente invecchiando, è evidente…ma non è poi così male.