Giu 24, 2013 - Briciole    2 Comments

Libere associazioni di pensiero…

“Dopo l’ennesima rissa televisiva in un talk show alcuni giorni fa, è in corso una riflessione sul dilagare della volgarità sui media e social nw… C’è però chi dice che il numero delle parolacce continua ad essere irrilevante in proporzione alle altre, solo che queste attraggono l’attenzione. Voi che dite? avete la percezione che la volgarità sia in aumento o no?”…

Ascoltavo la radio, oggi, con la testa (quasi) vuota e in vacanza… tanto cielo azzurro, tanti gabbiani da seguire in volo, e rondini… devo fare il pieno perchè ero veramente in astinenza…

Comunque… Ho sentito questa domanda lanciata dallo speaker di Virgin Radio, e mi è venuto in mente un pezzo del libro che sto leggendo in questi giorni: I Miserabili di Victor Hugo.

E’ uno di quei grandi classici che ancora mancavano alla mia lista e, dopo avere visto l’ultimo film colossale, ho deciso che era ora di riempire la lacuna.

E’ un libro immenso; un vero capolavoro che mi ha conquistato fin dalle prime righe… certo impegnativo, densissimo di descrizioni, introspezioni, digressioni… ma come sempre è impressionante leggere in parole scritte quasi duecento anni fa pensieri che centrano in modo permanente sentimenti, piccolezze o grandiosità ancora vive oggi.

E c’è una parte che veramente mi ha fatto sorridere, e mi ha lasciato ammirata, sulle parolacce… e su come si possa grandiosamente passare alla storia grazie ad una sola, ben assestata – e spiegata – volgarità.

Quando quella legione non fu più che un manipolo, quando la loro bandiera non fu più che un brandello, quando i loro fucili senza munizioni non furono più che bastoni e il mucchio dei morti fu più grande del gruppo dei vivi, vi fu fra i vincitori una specie di terrore sacro, intorno a quei sublimi moribondi, e l’artiglieria inglese, riprendendo fiato, tacque. Fu una specie di tregua.[…] Quei combattenti avevano intorno ad essi come un formicolio di spettri, profili d’uomini a cavallo, nere sagome di cannoni, mentre attraverso le ruote e gli affusti scorgevano
il cielo ormai sereno;[…] Poterono sentire nell’ombra crepuscolare che venivan caricati i cannoni, mentre le micce accese, simili ad occhi di tigre nell’oscurità, formavano un cerchio intorno alle loro teste e tutti i cannonieri delle batterie inglesi s’avvicinavano ai cannoni; ed allora, commosso, tenendo sospeso su quegli uomini il minuto supremo, un generale inglese, Colville secondo alcuni, Maitland secondo altri, gridò loro: «Arrendetevi, valorosi francesi!» Cambronne rispose: «Merda!» […]

Colui che ha vinto la battaglia di Waterloo non è Napoleone messo in rotta, non è Wellington, che alle quattro ripiega e alle cinque è disperato, non è Blücher che non ha affatto combattuto; colui che ha vinto la battaglia di Waterloo è Cambronne. Poiché fulminare con una parola simile il nemico che v’uccide, significa vincere.
[…] La parola di Cambronne fa l’effetto d’una frattura: la frattura d’un petto per lo sdegno, il soverchio dell’agonia che esplode.Chi ha vinto? Wellington? No, perché senza Blücher era perduto. Blücher non avrebbe potuto finire. E quel Cambronne, quel viandante dell’ora estrema, quel soldato ignorato, quell’infinitamente piccolo della guerra sente che lì v’è una menzogna e, straziante aggiunta, una menzogna in una catastrofe; nel momento in cui esplode di rabbia, gli offrono quella derisione che è la vita! Come fare a non scattare? […]

[…] ora resta soltanto Cambronne; rimane solo, a protestare, quel verme. E protesterà. Cerca allora una parola, come si cerca una spada, gli viene la bava alla bocca e quella bava è la parola. Al cospetto di quella vittoria prodigiosa e mediocre, davanti a quella vittoria senza vittoriosi, quel disperato si erge ritto; ne subisce l’enormità, ma ne constata la nullità; fa più che sputarle addosso e, sotto l’oppressura del numero, della forza e della materia, trova un’espressione all’animo: l’escremento.” (VICTOR HUGO,  I Miserabili, ed. elettronica Liber LIber, pagg. 558-559).



Libere associazioni di pensiero…ultima modifica: 2013-06-24T17:03:32+02:00da gea.71
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2 Commenti

  • Certo che però quel “merde” di Cambronne ha uno spessore diverso dagli insulti e parolacce odierne, dove non vengono portate avanti le proprie battglie ma solo denigrate quelle altrui.

    E’ proprio diverso l’approccio e la motivazione di base dell’utilizzo dell’insulto.

  • cara Gea,
    io penso che al momento giusto l’effetto della parolaccia possa far capire lo stato d’animo di chi la pronuncia e l’apparente volgarità non è altro che la traduzione della rabbia verso situazioni inaccettabili.

    Ho praticamente difeso il contenuto di alcuni miei ultimi rabbiosi commenti al vergognoso percorso politico e morale del più grande impostore della nostra storia.

    Come hai fatto rilevare, anche un solo termine fuori eleganza… può diventare il più adatto in assoluto a chiudere fieramente ogni discorso.

    Buona continuazione di rifornimento di sensazioni nostrane. Ciao. robi