Ago 4, 2013 - Briciole    4 Comments

Ogni promessa…

 

Come promesso ecco il post – sempre ascrivibile alla categoria “Cazzeggio estivo” – sulla borsa di Louis Vuitton… o del contrappasso, si potrebbe anche dire. Oppure “Se Maometto non va ecc…”

Ci sono due antefatti dietro questo oggetto del desiderio (non mio, ma che tra poco –  e per poco – entrerà in mio possesso).

Antefatto Uno.

Risiedere in Cina, in prossimità di Shanghai, perlomeno, significa poter accedere a luoghi di perdizione – nonché siti internet – in cui si possono soddisfare i desideri più nascosti in fatto di fashion… Soprattutto nel campo delle borse, che a quanto pare sono un must e un oggetto di culto anche per le ragazze cinesi.

In pratica, con un po’ di conoscenze nel campo pelletteria e cerniere, una montagna di desiderata e la faccia stagnata pronta alle contrattazioni più feroci, ci si può accaparrare, per l’equivalente di 50 euro, ciò che nei negozi “autorizzati” può costare quanto uno stipendio. O due. O tre…

Gli articoli Louis Vuitton, poi, sono molto ambiti, tanto dalle occidentali, quanto dalle signore con gli occhi a mandorla, fatto sta che, mio malgrado, ho vissuto circondata da tali oggetti e mi sono documentata sul meraviglioso mondo del fake.

Sono anche giunta alla conclusione che, essendo io assolutamente incapace di contrattare, non sapendo distinguere la pelle vera da quella finta, né tantomeno avendo un diploma in cerniereborchieeannessi, era molto meglio se avessi lasciato questo sport ai professionisti.

Antefatto due. Non sopporto gli articoli con logo reiterato, li aborro; liberi di comprarli, gli altri, ma non fanno per me; e non mi piace nemmeno la sensazione da catena di montaggio che danno: tutti uniformi e uguali. Con l’equivalente di 50 euro, soprattutto dove abito io in Cina, si comperano sete meravigliose, anche borse, di taglio e design particolarissimo… e originale… perché buttare i miei soldi in qualcosa che potrei trovare anche in Italia – vabbè, non sgancerei mai uno stipendio, o due o tre, ma il concetto è: perché non svenarmi per qualcosa di davvero bello e, nove volte su dieci, unico?

Quindi ho attraversato i primi sei mesi di espatrio rimanendo indenne:  niente prodotti fake, nonostante le pressioni del consorte che, per giustificare le sue spese pazze, voleva placare i sensi di colpa comprando qualcosa anche a me.

Fino alla settimana scorsa, quando nella casella di posta elettronica mi sono trovata una foto di lei…http://www.louisvuitton.it/front/#/ita_IT/Collezioni/Donna/Borse-e-portadocumenti/products/Speedy-35-DAMIER-AZUR-N41535 

… la  segretaria rampantissima del megadirettore galattico del distretto in cui abitiamo, col quale il consorte intrattiene contatti di lavoro, ha soavemente chiesto se potevamo procurargliela, dato che i prezzi italiani sono più bassi rispetto quelli cinesi. E visto che c’era, ha fatto analoga richiesta ad altri “fortunati” in via di rientro, per cui se tutto va come deve, quattro modelli diversi Louis Vuitton prenderanno il volo per Shanghai a fine mese.

Promemoria: fatti due conti in tasca alla signora, valutare se non sia il caso di cambiare mestiere e riciclarmi come segretaria di direzione in Cina.

Confessione finale: troppo pigra per recarmi di persona nell’esclusivo negozio monomarca a me più vicino, ho contattato il servizio clienti LV. Un operatore gentilissimo, con perfetta pronuncia francese, ha preso nota del mio ordine, dopo avermi erudito sul retroterra culturale che ha dato vita alla borsa in oggetto (scacchiera con i colori del mare, Azur come Costa Azzurra –  tela cerata antigraffio, la compagna ideale delle tue vacanze…). Sono seguiti un po’ di click e l’oggetto dovrebbe arrivare comodo comodo a casa , in tempo utile per essere poi recapitato alla legittima proprietaria.

Per un momento ho respirato l’ineffabile aria del lusso, ho udito un simbolico tappeto rosso che veniva srotolato davanti ai miei piedi plebei, ho intravisto il luccicore abbagliante dell’inutile e del superfluo… e non è stato affatto male…

Ogni promessa…ultima modifica: 2013-08-04T22:38:16+02:00da gea.71
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4 Commenti

  • un romanzo in borsa a scacchi! Molto bello.
    La penso anch’io come te sulle cose firmate, ma di serie.

  • non so perché, ma mentre leggevo mi scorrevano davanti le immagini del film “i love shopping”! 🙂

  • Io ho smesso da tempo di chiedermi se mi piacciono o meno le cose griffate e perchè. Di LV confesso di averne avute alcune (ahimè al costo francese), ma erano frutto di aun paio di mie visite fortunate al Casinò di Nizza. Erano altri tempi, tempi dell’ attività ben remunerata del mio consorte (in un settore, quello delle auto, che adesso langue) e dei miei conticini in banca piuttosto solidi. Poi siamo diventati due pensionati e le cose sono cambiate.Poi aggiungi anche la crisi…e sinceramente preferisco comprare nei mercatini. Però la moda mi piace sempre. Solo che non deve essere per forza griffe. Anche io ad hong Kong comprai delle sete stupende e con una mi feci confezionare il vestito dei miei “25” anni di matrimonio. Bellissimo.
    Ad ogni modo il tuo racconto di questa borsa è piacevolissimo (la borsa pure, al di là delle romantiche disquisizioni sul colore del mare francese).
    E’ sempre piacevole incontrarsi qui, anche se ormai scriviamo solo per noi stesse.
    tante bellissime cose.
    anna

  • Alla cinese non far sapere quanto è meglio il sacco della pelle…