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Ott 7, 2012 - Gea at school    2 Comments

Facendo bene i conti…

Le cose vanno meglio; dormo sempre poco e l’umore è sempre tremolante, tra il digrignar di denti e il pizzicore delle lacrime, però ci sono. E con le energie sufficienti per andare in classe con la voglia di divertirmi e trovare un modo per fare sprizzare qualche scintilla… e facendo bene i conti, non è poco. Confesso che avevo paura.

Paura che il particolare momento personale mi distraesse, mi togliesse concentrazione e voglia. Slancio e pazienza. Cosa che per fortuna non è.

Così posso godermi anche le nuove tecnologie, contro le quali ho tuonato in passato (vedi qui) ma che, confesso, mi piacciono. E’ arrivato l’anno della fatidica lavagna multimediale in classe; per la serie “Fantozzi”, quattro anni fa avevo fatto il corso ministeriale per l’utilizzo di questo fantasmagorico ritrovato della moderna tecnologia, perchè sarebbe stata assegnata alla sezione in cui insegnavo… poi il Settembre successivo mi spostarono su una sezione diversa e tanti saluti alla lavagna.

Questo è l’anno della riscossa, perchè per strane congiunzioni astrali – compensazione? – in tutte le classi in cui insegno c’è l’oggetto del desiderio. E così volteggio tra touch screen, mappe concettuali, copia-incolla, riconoscimento alfabetico degli sgorbi tracciati a mano – che il gentile arnese trasforma in stampato leggibilissimo con un clic – file audio, file video – ho scoperto un sito fenomenale che si chiama Ovopedia!… insomma, me la sto scialando.

Ci sono anche i momenti topici, però; quando, dopo avere preparato una bella lezione di storia riassuntiva, corredata anche da video di Napoleone Bonaparte su bianco destriero e chiome agitate dal vento, scopro che l’audio è scollegato… e non ho la più pallida idea di quale sia il cavo incriminato.

Ancora migliore la scena dell’indomita prof. che inserisce il cd del libro di geografia, lo sfoglia con piglio sicuro… dopodichè non riesce più a trovare la banalissima barra degli strumentidi Windows, inghiottita dalle immagini del sistema solare e delle calotte polari… e, per sovrappiù, dal fondo della classe si leva la vocina angelica che chiede “Ma davvero non sa come si fa?”.

E visto che davvero no, non so come si fa, ho fatto quello che un vero prof. non dovrebbe fare mai – stando ad alcuni colleghi: l’ho pubblicamente ammesso. E ho chiesto al sapientino si turno di togliermi dalle peste. Be’, vi dico una cosa, facendo bene i conti l’orgoglio ammaccato è stato ampiamente compensato dalla soddisfazione di finire degnamente la lezione. E di sicuro non mi scorderò mai più come si fa a fare ricomparire la barra degli strumenti!!!!

C

Apr 21, 2012 - Gea at school    9 Comments

I will survive…

E vai con l’inglese… che dovrei decidermi ad imparare per bene. Lo mettiamo nel mucchio delle cose da fare, in standby… Non questa sera. Stasera la sensazione è proprio quella del sopravvivere: pomeriggio di sole stupendo, l’aria profumata – finalmente – di primavera e non più della muffa di pioggia dei giorni passati… Pomeriggio passato murato a scuola per i colloqui generali con i genitori; l’ultimo incontro ufficiale prima della fine dell’anno scolastico. E dopo la mattinata passata coi pargoli, non esattamente desiderosi di apprendere, vi assicuro che non è una passeggiata, ma si deve fare… anche se avresti voglia di passeggiare senza meta sotto il calore del sole…

Che dire, questa è la parte del mio lavoro che amo di meno; preferisco chiudere la porta della classe e trovarmi di fronte i ragazzi, cercando di fare di volta in volta l’insegnante, il buffone di corte, il boia, l’assistente sociale, la mamma e quel che serve… Ogni tanto sogno di passare alle scuole superiori, abbandonare analisi logica e antologia, per insegnare di nuovo letteratura, ma ancora mi diverto. E finchè sento questo so che non sono ancora destinata alla neuro… A dire la verità ieri, dopo che due giovani menti, parlando di Hitler, mi hanno detto che sale al potere dopo il delitto Matteotti ho avuto un momento di smarrimento… alla velocità della luce mi sono passate davanti agli occhi le seguenti opzioni a) urlo selvaggio ma liberatorio b) raffica di termini innominabili passibili di denuncia c) silenzio oltraggiato stile “lesa maestà” e abbandono dei pargoli al ripasso self-service.

Ho scelto l’ultima. Mi sono fatta due risate con i colleghi e via che si riparte… Perchè finchè riusciamo a riderci sopra va tutto bene; non perchè prendiamo in giro i ragazzi, ma perchè riusciamo prima di tutto a prendere in giro noi stessi… finchè riesco a farlo, posso dire, appunto, I will survive…

 

Dic 26, 2011 - Gea at school    2 Comments

Pensieri di fine anno

Dalla scuola dei miei figli sono arrivati gli auguri via mail… E il “biglietto” che è stato scelto non può certo lasciarmi indifferente. Ci sono dentro diverse riflessioni che ho fatto e che continuo a fare; c’è dentro la sorpresa  e il piacere  – che si rinnovano – di scoprire che ci sono state – ci sono e ci saranno – persone che sentono e pensano come noi. C’è dentro anche una “bacchettata” che, come insegnante, non posso che fare mia… Mi chiamo fuori da qualsiasi confronto con la persona inarrivabile che ha scritto queste parole, ma in questo periodo, per le cose che mi stanno succedendo e che vedo dentro – e fuori – dalla scuola, mi convinco sempre più che un vero insegnante è quanto di più inafferrabile ed evanescente ci possa essere: non coincide e non si esaurisce con la materia che insegna… non ha paura di imparare, di continuare ad imparare. Non mi è mai piaciuta la parola vocazione, perlomeno non si adatta al mio percorso. Ma è innegabile che non tutti ci sono tagliati; quarant’anni fa scrivere queste frasi era certamente specchio di grande umiltà, in un epoca in cui il rispetto per chi insegnava – a volte il vero e proprio timor sacro –  era indiscusso.

A maggior ragione ce ne vuole, oggi, di umiltà, quando la sfiducia, per non dire il disprezzo sono tangibili… E visto che non è bello concludere l’anno con lamentele e piagnistei, cedo la parola…

“[…] Il poter dare e donare, il trasmettere, l’aiutare a crescere nell’intelletto
e nel comportamento è un dono inestimabile, un godimento spirituale prezioso, al di sopra della fatica materiale e dell’impegno fisico.
Anche le difficoltà immediate, anche i tre scolari che appena sillabano e non sono in grado di pronunciare le parole con correttezza, anche i disordinati, gli irrequieti ti sembrano e sono veramente un dono per il mio lavoro e per il mio spirito.
Mi sollecitano a migliorare il mio studio, pungolano la mia ricerca al meglio, sono un ammonimento continuo alla mia dignità umana a rispettare la loro, sono un freno a nascosti tentativi miei di superbia, più o meno riaffiorante dal profondo o dall’esito positivo e brillante di certi risultati, pur sempre relativi: sono la voce della mia coscienza.
Con essi, che hanno lasciato la loro maestra di prima, io intraprendo il mio lavoro di ripasso e di consolidamento e di rafforzamento.”

 Dal registro della maestra Augusta Redorici
 Anno 1973

Ott 2, 2011 - Gea at school    7 Comments

Ma anche no…

Due settimane di scuola e siamo già stesi: dal caos amministrativo e dirigenziale; dalle turbolenze ormonali dei nostri “pargoli”; dalle miserie materiali che la riforma sta continuando ad imporci…

Sono l’essere più ignorante in ambito politico che si possa incontrare; tempo fa i miei studenti mi chiesero per chi votassi e io, in tutta onestà, risposi che Dante mi avrebbe sicuramente messo tra gli ignavi… Però mi guardo intorno; e guardo dentro al posto in cui lavoro. E sento le malignità vere, ma anche no, che circolano sugli insegnanti. E due o tre cose avrei da dirle.

Ma non ho voglia di fare politica; oggi vorrei solo insegnare. E basta. Perchè ultimamente mi sento molto un mix di combattente, assistente sociale, psicologa, psicoterapeuta, santa dalla pazienza inesauribile – ma anche no – pacificatrice e confessore… Sarà antiquato, sarà demodè e terribilmente egoista, ma vorrei solo insegnare grammatica, storia e geografia. E non si può più, per una miriade di motivi che non sono solo la società diversa, i flussi immigratori, il gap generazionale e il buco dell’ozono…

Mentre progressivamente il sistema scuola si impoverisce e arranca, lo si sta caricando di responsabilità e aspettative per le quali non ha i mezzi… Un po’ come il detto “Far nozze con le lumache”: togliamo i soldi per coprire le assenze dei colleghi, però la scuola deve arricchire l’offerta formativa con uscite sul territorio; togliamo le ore per le compresenze, però la scuola deve far fronte all’alfabetizzazione degli studenti stranieri, al recupero degli studenti in difficoltà, al potenziamento delle eccellenze, sempre con un insegnante, da solo, in classe, con circa 27/28/30 alunni… Mandrake o Giovanna d’Arco, fate voi… Ah, dimenticavo: stanno arrivando le LIM, tante LIM, perchè la scuola tecnologica, al passo con i tempi, è sicuramente una scuola di qualità. E il docente che usa la Lim è certo un docente al passo con i tempi, accattivante, qualificato…in grado di svolgere programmi interessanti… peccato che nessuno spieghi per bene che la lavagna digitale, in sè, è la sorella giovane della lavagna di ardesia, se non si conoscono bene i software a disposizione e non li si sa usare a dovere.  Abbiamo avuto tutti bravissimi professori che usavano la lavagna. Ma anche no…

 

Feb 9, 2011 - Gea at school    5 Comments

Festa…?

I miei alunni non vedono l’ora che sia il 17 Marzo, perché – pare –  si starà a casa da scuola. Giustamente non vedono l’ora di spezzare la routine e di non trovarsi davanti la sottoscritta… Non mi farebbe schifo, intendiamoci, fare un giorno di pausa. Quello che mi farebbe davvero schifo sarebbe che una festa per celebrare qualcosa che, si suppone, è un valore per il cittadino italiano, diventasse puro business.tricolore_01.jpg

Già lo è, se capisco bene le polemiche sollevate dagli imprenditori, i dubbi del sindacato che sì, vorrebbe la festa, ma dato il momento delicato… la crisi… la produzione, i costi non preventivati… 4 miliardi di euro persi… la festa sì, ma non si deve perdere in produzione… poi si deve recuperare…

La nascita dello Stato Italiano unitario – la prima seduta del Parlamento del Regno (e ancora Roma era fuori dall’unione) – ha un peso, un valore? Mi sembra di no se si parla di festa una tantum. Festività take away? Usa e getta… a me sembra una bestialità… Se ha un senso e un valore, allora deve essere una nuova festa che entra di diritto nel calendario lavorativo di tutti i lavoratori, non solo degli statali…

Io non voglio stare a casa quando ben più di mezza Italia lavora. Io posso onorare il mio Stato anche mentre lavoro in classe: facendo una lezione speciale, cantando l’inno, leggendo l’ordine del giorno della prima seduta, rispolverando lo Statuto Albertino… che ne so…

Ma non mandate in vacca subito qualcosa su cui si potrebbe costruire un nuovo senso di appartenenza… in America hanno una venerazione per la bandiera e il 4 Luglio… noi il tricolore lo bruciamo, ce ne vergogniamo, e trasformiamo in farsa quella che, comunque, è una tappa della nostra storia… Scusate, ma se queste sono le condizioni, io il 17 Marzo voglio lavorare…

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