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Lug 20, 2007 - Senza categoria    8 Comments

You are my sister

Sono riuscita ad andare ad un concerto; e non uno qualsiasi, ma quello di Antony and the Johnsons, che da due anni a questa parte mi ha rapito le orecchie e il cuore.
http://gea-71.myblog.it/media/01/01/cd4c477ee40852fd24d0b70082e47fbf.wma

Che posso farci, mio marito non lo sopporta, ma graziaddio a mia sorella piace e ai suoi amici pure. Gli amici si sono tenuti informati e hanno scoperto che la settimana scorsa questo cantante si sarebbe esibito in Piazza Santo Stefano a Bologna, hanno avvertito lei, che ha passato voce a me, che ho preparato una casseruola di zucchine ripiene e ho abbandonato marito e pargoli per darmi alla pazza gioia…

Sinceramente ho rimosso la data dell’ultimo concerto cui sono stata, è passato veramente tanto tempo – anni; ricordo solo che erano i Massive Attack, bravissimi, e che mi sono fatta tante canne “passive” – si dice così? –  al punto che, anche se si era all’aperto, sono tornata a casa stordita mio malgrado.

Questa volta ero su di giri di mio, perché è stata la prima uscita da sola da molti mesi a questa parte; in più sono tornata a vedere Bologna, cosa che non mi capitava da un po’: il suo colore rosso e caldo; le frotte di gente di ogni tipo, età, nazionalità, a spasso per le strade anche a mezzanotte; piazza Grande, San Petronio e il ricordo delle corse tra un dipartimento e l’altro durante l’Università…

Poi questa piazza stupenda, il palco, il sole che piano piano scende e, finalmente la musica che inizia  e per due ore ci ha fatto ondeggiare, ridere, tenere il ritmo… Voce, pianoforte, batteria, chitarra, viola, violino, violoncello, fisarmonica e sax… pezzi nuovi, mai sentiti, e altri che ripetevo a  memoria; una cover da Leonard Cohen come colpo di grazia… E nessuna delusione; lui regge il palco con un candore quasi bambinesco, con una specie di gioia infantile che nulla toglie alla potenza della voce, uguale, se non più bella rispetto alle registrazioni. Stupendo. Ne avevo bisogno.

Lug 16, 2007 - Senza categoria    7 Comments

Intervallo

Sono piantata. Molto piantata. Vorrei passare a leggere e commentare e non riesco. Un po’ di pausa, poi spero di avere qualche momento libero. Un saluto a tutti.
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Lug 8, 2007 - Senza categoria    9 Comments

Della puzza sotto al naso

Gea non è una brava mammina. Diciamocela tutta, Gea è un po’ pirla.

Non ha cambiato domicilio per assicurare alla pargola l’iscrizione alla scuola elementare “giusta”. Perchè c’è la scuola giusta e quella sbagliata: o perlomeno la favola metropolitana vuole che in una data scuola ci siano classi prive di extra-comunitari. Così tutto il paesello “bene” si è precipitato ad assicurarsi di eludere lo stradario cambiando domicilio e quella pirla di Gea, che avrebbe avuto bisogno della scuola vicino ai nonni, ha pensato “Figurati se c’è bisogno di questi intralazzi…” Infatti.

Ma quello che Gea non si aspettava, sono le vette  di raffinatezza che certe menti possono raggiungere quando si tratta di puzza sotto al naso. Parlando con alcune mamme “giuste”, Gea è stata erudita del fatto che nella scuola dove andranno i prescelti, ci sono solo cognomi “giusti”… Cioè, non solo niente Abdel, Mohammad e compagnia, ma nemmeno Esposito, Caputo e quant’altro.

!!!??!!!!!

E qui scatta l’animo veramente snob di Gea, cioè della sottoscritta; vi assicuro che anche io sono estremamente razzista: non sopporto gli str… presuntuosi e puzzoni. E ci sono parecchi cognomi “giusti” che sono molto felice di non avere in classe con mia figlia e di non trovarmi di fronte con le loro menate alle riunioni di classe: tipo la mamma ginnica e bionda che veste perennemte la figlia con gli abiti con la scritta “Rich” sul culo; o la mammina cattolica oltranzista col suo marito bigotto e perfido coi colleghi di lavoro…

E poi, ragazze, guardiamoci negli occhi, ma siamo proprio sicure di essere così “su” da non poterci mischiare coi comuni mortali? Dunque, facciamo il punto: io sono una sfigatissima precaria che insegna italiano nei professionali (Ah ah ah!!!); l’altra ha un negozio di abbigliamento; l’altra ancora vende materiali edili… Il gotha della nobiltà! Ma qui è subentrata la mamma di Gea, pozzo di saggezza. Cara – mi ha fatto notare –  c’è una sottile differenza tra di voi: gli zeri sul conto corrente! Giusto.

Lug 4, 2007 - Senza categoria    3 Comments

Poesia e musica

Questa è una di quelle che preferisco…    
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Non tutti son capaci di cantare

E non a tutti è dato di cadere

Come una mela, verso i piedi altrui.

È questa la più grande confessione

Che mai teppista possa confidarvi.

Io porto di mia voglia spettinata la testa,

Lume a petrolio sopra le mie spalle.

Mi piace nella tenebra schiarire

Lo spoglio autunno delle anime vostre;

E piace a me che mi volino contro

I sassi dell’ingiuria,

Grandine di eruttante temporale.

Solo più forte stringo fra le mani

L’ondulata mia bolla dei capelli.

È benefico allora ricordare

Il rauco ontano e l’erbeggiante stagno,

E che mi vivono da qualche parte

Padre e madre, infischiandosi del tutto

Dei miei versi, e che loro son caro

Come il campo e la carne, e quella pioggia fina

Che a primavera fa morbido il grano verde.

Per ogni grido che voi mi scagliate

Coi forconi verrebbero a scannarvi.

Poveri, poveri miei contadini!

Certo non siete diventati belli,

E Iddio temete e degli acquitrini le viscere.

Capiste almeno

Che vostro figlio in Russia

È fra i poeti il più grande!

Non si gelava il cuore a voi per lui,

Scalzo nelle pozzanghere d’autunno?

Adesso va girando egli in cilindro

E portando le scarpe di vernice.

Ma vive in lui la primigenia impronta

Del monello campagnolo.

Ad ogni mucca effigiata

Sopra le insegne di macelleria

Si inchina da lontano.

Ed incontrando in piazza i vetturini

Ricorda l’odore del letame sui campi,

Pronto, come uno strascico nuziale,

A reggere la coda dei cavalli.

Amo la patria. Amo molto la patria!

Pur con la sua tristezza di rugginoso salice.

Mi son gradevoli i grugni insudiciati dei porci,

E nel silenzio notturno l’argentina voce dei rospi.

Teneramente malato di memorie infantili

Sogno la nebbia e l’umido delle sere d’aprile.

Come a scaldarsi al rogo dell’aurora

S’è accoccolato l’acero nostro.

Ah, salendone i rami quante uova

Ho rubato dai nidi alle cornacchie!

È sempre uguale, con la verde cima?

È come un tempo forte la corteccia?

E tu, diletto,

Fedele cane pezzato!

Stridulo e cieco t’hanno fatto gli anni,

E trascinando vai per il cortile la coda penzolante,

Col fiuto immemore di porte e stalla.

Come grata ritorna quella birichinata:

Quando il tozzo di pane rubacchiato

Alla mia mamma, mordevamo a turno

Senza ribrezzo alcuno l’un dell’altro.

Sono rimasto lo stesso, con tutto il cuore.

Fioriscono gli occhi in viso

Simili a fiordalisi fra la segala.

Stuoie d’oro di versi srotolando,

Vorrei parlare a voi teneramente.

Buona notte! buona notte a voi tutti!

La falce dell’aurora ha già tinnito

Fra l’erba del crepuscolo.

Voglio stanotte pisciare a dirotto

Dalla finestra mia sopra la luna!

Azzurra luce, luce così azzurra!

In tanto azzurro anche morir non duole.

E non mi importa di sembrare un cinico

Con la lanterna attaccata al sedere!

Mio vecchio, buono ed estenuato Pégaso,

Mi serve proprio il tuo morbido trotto?

Io, severo maestro, son venuto

A celebrare i topi ed a cantarli.

L’agosto del mio capo si versa quale vino

Di capelli in tempesta.

Ho voglia d’essere la vela gialla

Verso il paese cui per mare andiamo.

MEMORIE DI UN MALANDRINO – Sergej Esenin

Giu 28, 2007 - Senza categoria    9 Comments

E meno male

I libri; il caffè; il blog; il fondotinta e il correttore; gli amici; le parole; i pensieri… Tutto serve per superare le occhiaie e le notti un po’ così.68c3915007c4891b78f8981850d099f5.jpg

Meno male che ci sono tutte queste cose e anche di più. In un angolino lo so che in un soffio girerò la boa e starò sveglia ad aspettarli, ascoltando il rientro a passi felpati magari più tardi dell’orario concordato. Subito non volevo crederci; quando un’amica, che per i primi quattro anni di vita del figlio non ha chiuso occhio, mi ha detto di rimpiangere quei tempi, ora che il pargolo ne ha diciotto ed esce tutti i sabati sera… be’ confesso che mi è sembrata un’eresia.

Ma le notti un po’ così sono fatte anche per riflettere – tra un sacramento e l’altro – e ho capito cosa intendeva. Quindi andiamo avanti, col caffè, i libri ecc… perchè, dopotutto, alle notti ballerine si sopravvive, con pazienza, con abile ritocco mattutino, con l’aiuto di qualche piacevole lettura e le ancore di salvezza di cui sopra. Basta poco. E meno male.