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Set 5, 2009 - Senza categoria    2 Comments

Frasi fatte o Delle riflessioni scaturite da un Collegio Docenti

Frase “macho”: “Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare

Stile “Nostra signora della sfiga” : “E’ uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo

Banal-nostalgico: “Si stava meglio quando si stava peggio

Relativista: “Quante ne ho prese! Però anche il pugno di quel tizio era ridotto male! (a memoria, e male, da Woody Allen)

Volgar-Dialettale (la mia preferita e già citata in altra blog-vita): “Quand un l’ha da tor in dal cul, la pataja la ‘s leva so’ da par lee

Cultural-rassegnata (ma non troppo): “Disce pati

Stile “Te l’avevo detto”: “Hai voluto la bicicletta, pedala!”

Ago 24, 2009 - Senza categoria    4 Comments

Shhhhh….

Shhhh, mamma, non hai capito?… se non dici quella parola, se non la fai mai condensare in chiare lettere, allora forse non succede veramente. Ci sono tante altre parole da dire e da distribuire e, come in una setta segreta, si imparano subito le regole del gioco e non si chiede, non si dice, si fa finta che…

Il problema, cara, è che gli occhi, quelli funzionano. Si può non dire. Si può anche non ascoltare o sentire solo quello che si vuole, ma gli occhi, malefici, incamerano: i capelli che cadono; il pallore; la magrezza; le smorfie sempre più frequenti per il dolore; l’impossibilità di dormire… L’inesorabile declino…

Eppure la massoneria delle bugie resiste e continua imperterrita; il silenzio imposto fa sì che tu non possa fare altro che guardare, giorno dopo giorno, quella parola innominabile che si dipana sulla carne della tua amica. Cosa resta dunque? Andare ogni giorno a trovarla, mordendosi la lingua perchè non puoi chiedere al marito perchè non la portino all’ospedale, da un medico, da qualcuno che le tolga un p’ di dolore… Farsi forza ogni giorno, perchè davvero avresti voglia di non vederla ridotta così… rubarle un po’ di cose da stirare, di nascosto, per riportargliele altrettanto alla chetichella; fare un po’ di spesa… infine andare a visitarla all’ospedale, dove è approdata  – dopotutto – davvero forse per non uscirne; aspettare… salutarla…

Adesso non c’è più bisogno di dirla, quella parola, perchè tutto la grida senza pudore…

In questi mesi ho ascoltato gli sfoghi di mia madre per questa situazione tremenda e tristissima; sono rimasta anche io coinvolta nell’assurdo gioco del silenzio, per cui non ho mai potuto chiedere ad una persona che ricordo nella mia vita da quando sono nata “Come stai? Posso fare qualcosa?”. Ho vissuto la malattia di Mara attraverso i racconti di mia madre, nello stesso tempo soffrendo per il suo senso di impotenza di fronte alla sofferenza dell’amica.

Oggi riesco solo a pensare che Mara mi faceva le iniezioni quando avevo le contrazioni al settimo mese e ho rischiato di partorire troppo presto; oppure la rivedo con l’immancabile sigaretta, affacciata alla finestra sulla piazza… oggi riesco solo a pensare al marito di Mara, che ho incontrato mentre portava via, per metterla in vendita, l’auto della moglie.

La magrezza, il colorito spento, gli occhi smarriti; shhhhh, non c’è bisogno di parole…. Ci siamo scambiati un saluto veloce e gli ho dato un goffo abbraccio: lui aveva gli occhi pieni di lacrime. Io avevo gli occhi pieni di lacrime…

Ago 12, 2009 - Senza categoria    2 Comments

Ho letto un libro…

Ho letto un libro che mi ha preso come non mi succedeva da tempo. Se ripenso ai miei amori di carta, li conto sulle dita di una mano i titoli che mi hanno davvero scombussolato.

La peste di Camus. L’opera al nero di Marguerite Yourcenar. Possessione di Antonia S. Byatt. E adesso Marina di Carlos Ruiz Zafon.

Me lo hanno regalato per il compleanno e confesso che ho impiegato un po’ a leggerlo perchè diffidavo del battage che lo precedeva; quando ho aperto il pacchetto titolo e autore non mi dicevano assolutamente niente, poi alcune ricerche mi hanno erudito… Insomma ci ho messo due mesi a prenderlo in mano; sabato ho fatto le ore piccole – per me; sono rimasta a leggere fino all’una, con un misto di attrazione e repulsione per l’atmosfera decadente e gotica, le scene raccapriccianti che mi immaginavo procedendo nella lettura, il desiderio di seguire i misteriosi indizi che avvincono i protagonisti e la paura creata dalla suspense… Poi ho dovuto smettere, perchè non ce la faacevo più e perchè sapevo che tanto non sarei riuscita a finirlo. Non sono riuscita a dormire; mi ero impressionata e ho dovuto sforzarmi per pensare ad altro, non ultimo la prospettiva di piantare lì tutto e non leggerne una riga di più…

Due giorni di astinenza e poi ieri sera ho ritentato; sono arrivata alla conclusione senza nemmeno accorgermi che i tempo passava, incapace di smettere di leggere e dispiaciuta perchè le pagine si stavano assottigliando… Quando ho chiuso il romanzo mi scendevano le lacrime dagli occhi e mi faceva male la gola per lo sforzo di trattenerle… Il buco nello stomaco, l’emozione, la voracità, la sensazione che qualcosa di indefinibile e prezioso ti rimanga dentro, riecheggiando al suono delle parole che hai letto… Questo mi regalano i miei amori di carta; alcuni sono timidi e sussiegosi, senza grossi scossoni o tormente; altri mi sorprendono mio malgrado, scompigliando pregiudizi e aspettative per restituirmi  a me stessa con qualche certezza in meno e alcuni dubbi in più…

Ago 7, 2009 - Senza categoria    2 Comments

Le tentazioni della casalinga

Magnolia e vaniglia. Prometteva così bene, con quei fiori meravigliosi sulla confezione…

Ho comperato un deodorante per ambienti (il bagno nella fattispecie) alla magnolia e vaniglia!!!

Che mi pigliasse un colpo!

 Ottima mossa… non c’è che dire. Così quando lo spruzzo, l’intera casa prende un odore nauseabondo e dolciastro da boudoir… E il bello è che il piccolo adora “gingere” quell’affarino di plastica che contiene il malefico diffusore… Così appena giro l’occhio, ecco che il miasma si diffonde, seguito a ruota dl piccolo Attila col sorrisetto soddisfatto…

Lug 31, 2009 - Senza categoria    2 Comments

Che dire…

Che dire… a volte sarebbe meglio tacere; il fatto è che Gea ha la lingua lunga e spesso scatta prima di riflettere. Così sparge un po’ di musi lunghi e risentimenti; e la cosa buffa è che non vorrebbe. La sua natura non è litigiosa e attaccabrighe; oddio, se le pestano i piedi, ovviamente non ci sta, ma diciamo che non ritiene che la miglior difesa sia l’attacco.

Che dire, dunque; che forse sta rivedendo certe sue posizioni; che forse, tacere di più quando si tratta di blandire e compiacere, e parlare di più quando si tratta di mandare a quel paese potrebbe essere un buon inizio.

Tanto, invecchiando, Gea si è accorta che non si riesce a fare tutti contenti; che spesso, nel tentativo di fare felici, qualcuno fraintende e se ne ha a male, perciò a che pro sbattersi? Ma forse questa non è la domanda giusta; non “a che pro” ma “per chi”: selezione accurata delle persone per cui vale la pena ingoiare rospi e di quelle per cui fa lo stesso se ci scappa un muso lungo.

Le vacanze sono servite; sembra acida, Gea, ma in realtà è molto serena. E la pulizia dei mobiletti di cucina, che dio li abbia in gloria, non fa che intensificare questo meraviglioso stato di baetitudine!

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