Ott 2, 2011 - Gea at school    7 Comments

Ma anche no…

Due settimane di scuola e siamo già stesi: dal caos amministrativo e dirigenziale; dalle turbolenze ormonali dei nostri “pargoli”; dalle miserie materiali che la riforma sta continuando ad imporci…

Sono l’essere più ignorante in ambito politico che si possa incontrare; tempo fa i miei studenti mi chiesero per chi votassi e io, in tutta onestà, risposi che Dante mi avrebbe sicuramente messo tra gli ignavi… Però mi guardo intorno; e guardo dentro al posto in cui lavoro. E sento le malignità vere, ma anche no, che circolano sugli insegnanti. E due o tre cose avrei da dirle.

Ma non ho voglia di fare politica; oggi vorrei solo insegnare. E basta. Perchè ultimamente mi sento molto un mix di combattente, assistente sociale, psicologa, psicoterapeuta, santa dalla pazienza inesauribile – ma anche no – pacificatrice e confessore… Sarà antiquato, sarà demodè e terribilmente egoista, ma vorrei solo insegnare grammatica, storia e geografia. E non si può più, per una miriade di motivi che non sono solo la società diversa, i flussi immigratori, il gap generazionale e il buco dell’ozono…

Mentre progressivamente il sistema scuola si impoverisce e arranca, lo si sta caricando di responsabilità e aspettative per le quali non ha i mezzi… Un po’ come il detto “Far nozze con le lumache”: togliamo i soldi per coprire le assenze dei colleghi, però la scuola deve arricchire l’offerta formativa con uscite sul territorio; togliamo le ore per le compresenze, però la scuola deve far fronte all’alfabetizzazione degli studenti stranieri, al recupero degli studenti in difficoltà, al potenziamento delle eccellenze, sempre con un insegnante, da solo, in classe, con circa 27/28/30 alunni… Mandrake o Giovanna d’Arco, fate voi… Ah, dimenticavo: stanno arrivando le LIM, tante LIM, perchè la scuola tecnologica, al passo con i tempi, è sicuramente una scuola di qualità. E il docente che usa la Lim è certo un docente al passo con i tempi, accattivante, qualificato…in grado di svolgere programmi interessanti… peccato che nessuno spieghi per bene che la lavagna digitale, in sè, è la sorella giovane della lavagna di ardesia, se non si conoscono bene i software a disposizione e non li si sa usare a dovere.  Abbiamo avuto tutti bravissimi professori che usavano la lavagna. Ma anche no…

 

Set 11, 2011 - Briciole    4 Comments

Enumerazione casuale…

Letture; pettegolezzi; scuola; amici…

… senso di appagamento; poi ansia… preoccupazione, elucubrazioni… a tratti paura; pensieri turbinosi e insistenti, tenuti a bada con letture, pettegolezzi, ancora letture.

Lacrime in agguato, groppo in gola e nello stomaco; energie sopite, spente, poi tremolanti… Speranza, rabbia, senso di tradimento: mio verso gli altri, degli altri verso di me. Insicurezza.

Snobismo, fortissimo e innominabile… Inammissibile? Insofferenza; orgoglio tenuto a bada, perchè poi?

Senso di inadeguatezza; scatto di autostima; familiare e onnipresente senso di colpa…

Voglie “secche”, pazze e ingiustificate: di spese, oggetti, incontri, cambiamenti…

Equilibrio e caos; stabilità e incognite; impegno e fuga; invidia e appagamento… Così è: prendere o lasciare…

Lug 29, 2011 - Briciole    4 Comments

Aspettando al varco…

Con pazienza, fedeltà, tenacia, ce l’ho fatta. Concerto di Franco Battiato, in piazza Roma a Modena. Che cornice meravigliosa; dovrei conoscerla a memoria, eppure mi lascia sempre a bocca aperta: lesene, frontoni, colonne e capitelli, ritmico alternarsi delle finestre, il portale dell’Accademia… i palazzi che fanno corona alla piazza, con le finestre spalancate a raccogliere un poco di fresco serale… si vedono paralumi di stoffa, quadri settecenteschi, travi antiche, qualche stucco, e non faccio fatica ad immaginare altre sere, in altre epoche, in cui dietro a quelle inquadrature potevano muoversi sete e organze vaporose, fiammelle tremolanti di candele e cospirazioni patriottiche…

Ma questa sera ci sono piercing, tacchia alti, Birchenstock, giacche e cravatte, prendisole e abitini bon ton, tutti mescolati assieme, ma con un interesse in comune: lui, la prospettiva Nevskij, il centro di gravità permanente e i Musici Italiani… Sono ancora senza fiato; sono anni, davvero anni, che che cerco di sentire questo maestro dal vivo, e ancora non ce l’avevo fatta.

Tre mesi fa ho scoperto le date del tour e, miracolosamente, scopro che arriverà vicinissimo, così mi sono lanciata come un caterpillar senza freni e ho abbattuto le remore del consorte: ho acquistato on -line, subito, due biglietti, rigorosamente i più economici, ma miei!!! E qui devo fare tanto di cappello alla tecnologia e a Internet, ai file PDF e alle stampanti, perchè tutto ha funzionato a meraviglia… Sì, un po’ di apprensione quando l’addetto ha avvicinato il suo lettore spaziale a tutti i simbolini che accompagnavano la mia stampata, però il melodioso blip si è fatto sentire, et voilà… Due ore di concerto, di musica meravigliosa ed emozionante; due ore di letterale pelle d’oca, sorriso ebete stampato in faccia e labbra che ripetono tutte le parole dei testi a memoria… e per finire mezz’ora piena di bis, con applausi su applausi, e balli e cori… soddisfazione! Immensa soddisfazione… Grazie Maestro!

Lug 3, 2011 - Sogni e nostalgie    3 Comments

Spolverando… ovvero Parole dimenticate

 

Anna cammina veloce per strada, corre al lavoro; ma, per quanta fretta abbia, non le sfugge il sottile profumo che ha oggi l’aria… E’ ancora fredda, ma una nota morbida incrina il rigore della giornata, un sussurro sottile che lascia intuire, sperare, l’arrivo della primavera. Un’aria magica, non può fare a meno di pensare Anna, che ha la sensazione di qualcosa di speciale che l’attende. Che pensiero stupido… una normale giornata di lavoro, ecco cosa l’attende, poi Maurizio a casa, la cena… ha dimenticato di dirgli qualcosa, prima di uscire… ma cosa? Anna rallenta il passo; adesso sta costeggiando il grande parco della città: i raggi del sole, che passano indisturbati tra i rami ancora spogli, fanno sembrare piacevole fermarsi un poco a godere di quel timido tepore… Ma no, non c’è tempo… Però i pensieri non hanno regole, viaggiano indisturbati, verso Maurizio e, andando ancor più indietro, all’inizio del loro amore. Era iniziato con una fitta corrispondenza. Cartacea. Era un’inguaribile romantica , e una grafomane recidiva. Prendere carta e penna, sedere e scrivere, era un piacere, un modo per ritagliarsi spazio, un lusso che si regalava quanto più spesso poteva.

Scrivere a Maurizio era stato, di per sè, una dichiarazione d’amore: scegliere un foglio della sua più bella carta da lettere, color panna, porosa e spessa; svitare il tappo della stilografica e – trattenendo il respiro – impugnarla, per poi, dopo un momento di sospensione, appoggiarne la punta sulla superficie aperta, inesplorata del foglio… e lasciare che l’inchiostro, magicamente, catturasse pensieri ed emozioni legandoli con un filo nero sinuoso e tenace. A quella prima lettera ne erano seguite molte altre, in un balletto ininterrotto di attese e risposte; dopo ogni incontro, e anche quando andarono a vivere insieme, Maurizio e Anna continuarono a scriversi: biglietti sparsi per casa, ad attenderli sul tavolo o sul cuscino, prima di addormentarsi, lettere per accompagnare i regali o le loro ricorrenze speciali… Quando si decisero a comperare un telefono cellulare rimasero entrambi affascinati dalla possibilità di inviare messaggi: utili, cifrati, spiritosi o arrabbiati… tanti pensieri liberi di fluttuare immediatamente tra loro, ovunque si trovassero. Anna si rifiutava di cedere al linguaggio stringato e simbolico di questa nuova forma di comunicazione, tant’è che spesso non le bastavano quei miseri  centosessanta caratteri; di questa mancanza totale di sintesi spesso avevano riso insieme. Così come ridevano della mania di Anna per l’analisi, la discussione, la minuziosa dissezione di ogni problema, che nelle liti si trasformava in interminabili dibattiti; Maurizio, invece, in quattro concetti era capace di illuminare, o risolvere, una situazione, per poi buttarsela alle spalle.

Alla fine anche Anna aveva capitolato e aveva cominciato a sforbiciare con punti, abbreviazioni e numeri i suoi messaggi, che le apparivano sempre con l’aspetto malinconico di codice fiscale, o telegramma.

“Torno tardi nn asp. T.V.B.”

“1 bacio q.sera cinema?”

Adesso Anna ricorda cosa ha dimenticato di dire a Maurizio; è la loro ricorrenza speciale .E non gli ha fatto gli auguri. Del resto quello è un brutto periodo, sempre di corsa, entrambi presi dagli impegni del lavoro e dalle relative preoccupazioni. Anna ci pensa e non riesce a ricordare quando sia stata l’ultima volta in cui ha scritto due righe al marito. O che ne abbia ricevuto di sue. Prende automaticamente il telefono e inizia a digitare: “Devo dirti 1 cosa imp.issima : buon 7 t.v.b.”. Il dito di Anna si blocca, lo sguardo si fissa sul cursore lampeggiante e gli occhi cominciano a pungerle: ha dimenticato, per la prima volta in tanti anni, la loro giornata speciale e quelle striminzite parole sembrano, adesso, svelarle un vuoto e un silenzio che teme si siano aperti tra loro.

1 cosa – non una, che lascia il mistero dell’indefinito e della sorpresa. 1 lo pronunci  allo stesso modo,  ma è finito, limitato,  e io, amore mio, io ti vorrei dire tante cose dopo questa…

Importantissima: perché non la scrivo per intero questa parola? Ha un suo peso, un suo ritmo, scivola lenta se la penso, se tu la pensi, mentre la leggi. Imp.issima zoppica, inciampa contro quel punto che si è mangiato le lettere. E’ come un ponte interrotto e noi ci guardiamo dai due monconi opposti.

T.V.B. Cosa vuol dire? Tua vera burlona? Troppo vino bevuto? “Ti voglio bene” come recitano le mille scritte lasciate sulle panchine e sui muri dai ragazzi… Ma noi non siamo ragazzi, e io non ti voglio bene, io ti amo. E se ho paura di dirtelo, se dimentico di dirtelo? Se non ho nemmeno il coraggio di scrivertelo per intero? Cosa significa tutto questo?

Adesso Anna è entrata nel parco; si siede su una panchina, ancora col telefono in mano. E mentre sente l’impercettibile calore del sole, scuote via le lacrime dagli occhi – Stupida! – Se lo dice ad alta voce, ridacchiando e ignorando lo sguardo interrogativo di un passante, perché tutto è di una semplicità disarmante; trovata nella borsa carta e penna, si mette a scrivere…

 P.S. …”spolverando” tra vecchi file ho ritrovato questo,  l’avevo dimenticato; e avevo voglia di ridargli libertà. Buona domenica.

Giu 19, 2011 - Gea and family    8 Comments

Domenica…

Domenica casalinga, forzatamente casalinga. Il piccolo si è ammalato: venerdì ha sfrattato la gatta deimei dal letto per fare il su pisolino – pimpante e battagliero come suo solito – per svegliarsi ammuffito e con la lacrima facile… Risultato: un bel trentotto e mezzo di febbre… Pazienza.

Per fortuna non devo più essere a scuola tutte le mattine – il riordino della biblioteca-metriali multimediali – pacchi di narrativa è abbastanza flessibile; le scartoffie burocratiche – non avendo gli e sami – si stanno pian piano esaurendo… Così me ne sono stata pressochè tappata in casa: ieri a guardare gli alberi che quasi venivano portati via da un vento – lo ammetto – spaventoso; oggi a spiare un cielo limpidissimo e – direi dal vociare che si sente venire dalla piscina – scaldato al punto giusto dal sole finalmente estivo.

Strano; avrei giurato di arrivare a sera isterica e snervata dalla reclusione… invece mi sento rilassata, nemmeno lo stiro ha potuto minare questo stato di grazia, fatto di niente… ma anche di letture, riflessioni a ruota libera, scambi epistolari, telefonate… e, sì, anche un po’ di tempo per il blog;-)) Buona serata.

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